Nel corso dei suoi viaggi in Europa, in Egitto e in Oriente, alla ricerca di un insegnamento
che risolvesse il problema delle relazioni dell’uomo con l’universo, Ouspensky conobbe George Ivanovitch Gurdjieff di cui divenne discepolo.
Questo libro, scritto con diretta semplicità, è un resoconto degli otto anni in cui Ouspensky fu discepolo di
Gurdjieff divenendo per lui quello che Platone fu per Socrate. Queste pagine non
contengono teorie filosofiche o psicologiche bensì un approfondimento totale dei
problemi della vita e delle più dirette istruzioni per il miglioramento dell’esistenza dell’uomo.
P.D. Ouspensky, nacque a Mosca nel 1878. I suoi libri Tertium Organum (pubblicato nella presente collana) e A New Model of the Universe rivelarono la sua grandezza come matematico e pensatore e il suo vivo interesse per i problemi dell’esistenza umana. Dopo l’incontro con Gurdjieff nel 1915, concentrò il suo interesse sullo studio pratico dei metodi per lo sviluppo della consapevolezza, com’è esposto in Frammenti di un insegnamento sconosciuto e La Quarta via.
Nei seguenti brani (tratti dal libro “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”) vi riporto alcuni dialoghi tra Outspensky (O.) e Gurdjieff (G.).
(G.) –
« Tutte le persone che voi vedete, che conoscete, che vi può capitare di conoscere, sono macchine, vere e proprie macchine che lavorano soltanto sotto la pressione di influenze esterne, come voi stesso avete detto. Macchine sono nate e macchine moriranno. Che c’entrano i selvaggi e gli intellettuali? Anche ora, in questo preciso istante, mentre parliamo, parecchi milioni di macchine cercano di annientarsi a vicenda. In che cosa differiscono, quindi? Dove sono i selvaggi e dove gli intellettuali? Sono tutti uguali… »
(O.) –
«Come ci si può liberare dalle idee false? domandai. Noi dipendiamo dalle forme della nostra percezione. Le idee sono prodotte dalle forme della nostra percezione. »
(G.) scosse la testa –
« Di nuovo voi parlate di un’altra cosa. Voi parlate degli errori derivanti dalle percezioni, ma non si tratta di questo. Nei limiti di date percezioni si può sbagliare più o meno. Come vi ho già detto, la suprema illusione dell’uomo è la sua convinzione di poter fare. Tutti pensano di poter fare, vogliono fare, e la loro prima domanda riguarda sempre ciò che dovranno fare. Ma a dire il vero, nessuno fa qualcosa e nessuno può fare qualcosa. Questa è la prima cosa che bisogna capire. Tutto accade. Tutto ciò che sopravviene nella vita di un uomo, tutto ciò che si fa attraverso di lui, tutto ciò che viene da lui — tutto questo accade. E questo capita allo stesso modo come la pioggia cade perché la temperatura si è modificata nelle regioni superiori dell’atmosfera, come la neve fonde sotto i raggi del sole, come la polvere si solleva con il vento.
L’uomo è una macchina. Tutto quello che fa, tutte le sue azioni, le sue parole, pensieri, sentimenti, convinzioni, opinioni, abitudini, sono i risultati di influenze esteriori, di impressioni esteriori. Di per se stesso un uomo non può produrre un solo pensiero, una sola azione. Tutto quello che dice, fa, pensa, sente — accade. L’uomo non può scoprire nulla, non può inventare nulla. Tutto questo accade.
Ma per stabilire questo fatto, per comprenderlo, per convincersi della sua verità, bisogna liberarsi da mille illusioni sull’uomo, sul suo potere creativo, sulla sua capacità di organizzare coscientemente la sua propria vita, e così via. Tutto questo in realtà non esiste. Tutto accade — movimenti popolari, guerre, rivoluzioni, cambiamenti di governi, tutto accade. E capita esattamente nello stesso modo in cui tutto accade nella vita dell’uomo preso individualmente. L’uomo nasce, vive, muore, costruisce case, scrive libri, non come lo desidera, ma come capita. Tutto accade. L’uomo non ama, non desidera, non odia — tutto accade.
Nessuno vi crederà se gli dite che non può fare nulla. Questa è la cosa più offensiva e spiacevole che si possa dire alla gente. Ed è particolarmente spiacevole e offensiva perché è la verità e nessuno vuol conoscere la verità.
Se capite questo, ci sarà più facile parlare. Ma una cosa è capire con l’intelletto che l’uomo non può far nulla ed un’altra sentirlo vivamente con tutta la propria massa’; essere realmente convinti che è così e mai dimenticarlo. »
(O.) –
« Questa questione del fare (Gurdjieff accentuava tutte le volte questa parola) si collega del resto a un’altra.»
(G.) –
« Alla gente sembra sempre che gli altri non facciano nulla come si dovrebbe, che gli altri facciano tutto sbagliato. Invariabilmente ognuno pensa che lui potrebbe fare meglio. Nessuno comprende né vuol comprendere che ciò che viene fatto attualmente in un certo modo — e soprattutto ciò che è stato già fatto — non poteva essere fatto altrimenti.
[…] In verità però, tutto viene fatto nell’unico modo possibile.
[…] Cercate di, capire quel che dico: tutto dipende da tutto, tutte le cose sono collegate, non vi è niente di separato. Tutti gli avvenimenti seguono dunque il solo cammino che possono prendere. Se le persone potessero cambiare, tutto potrebbe cambiare. Ma esse sono quelle che sono, e di conseguenza le cose, anche esse sono quelle che sono. »
(O.) –
« Era molto difficile da mandar giù. \”Non vi è nulla, assolutamente nulla, che possa essere fatto?”, domandai. \”Assolutamente nulla\”. \”E nessuno può fare nulla? »
(G.) –
« È un’altra questione. Per fare, bisogna essere. E bisogna per prima cosa comprendere cosa significa essere. Se continueremo queste conversazioni, vedrete che ci serviremo di un linguaggio speciale e che per essere in grado di parlare con noi, bisogna imparare questo linguaggio. Non vale la pena di parlare nel linguaggio ordinario, perché, in questa lingua è impossibile comprenderci. Questo vi stupisce. Ma è la verità. Per riuscire a comprendere è necessario imparare un’altra lingua. Nella lingua che parla la gente non ci si può capire. Vedrete più tardi perché è così. \ “E poi bisogna imparare a dire la verità. Anche questo vi sembra strano. Non vi rendete conto che si debba imparare a dire la verità. Vi sembra che basti desiderare o decidere di dirla. E io vi dico che è relativamente raro che le persone dicano una bugia deliberatamente. Nella maggior parte dei casi pensano di dire la verità. Mentono continuamente, sia a se stessi che agli altri. Di conseguenza nessuno comprende gli altri, né se stesso. Pensateci: potrebbero esserci tante discordie, profondi malintesi e tanto odio verso il punto di vista o l’opinione altrui, se le persone fossero capaci di comprendersi l’un l’altro? Ma non possono comprendersi perché non possono non mentire. Dire la verità è la cosa più difficile del mondo; si deve studiare molto, e per molto tempo, per poter un giorno dire la verità. Il desiderio solo non basta. Per dire la verità, bisogna essere diventati capaci di conoscere cosa è la verità e cos’è una menzogna; e prima di tutto in se stessi. E questo nessuno lo vuol conoscere »